Lavoratore deceduto a causa del COVID: gli eredi possono visionare gli atti con cui l’INAIL ha riconosciuto la malattia professionale
Fondamentale però che l’obiettivo sia intentare un’azione giudiziale di responsabilità nei confronti dell’ente datore di lavoro

Se il lavoratore – pubblico, nella vicenda presa in esame – è deceduto a causa delle complicanze provocate dal covid-19, i suoi eredi hanno il pieno diritto di ottenere l’accesso agli atti del procedimento con cui l’INAIL ha riconosciuto quella morte come infortunio o malattia professionale. Questa decisione è connessa alla considerazione che l’accesso richiesto dagli eredi del lavoratore riguarda atti necessari per intentare un’azione giudiziale di responsabilità nei confronti dell’ente datore di lavoro per omessa adozione di adeguate misure di sicurezza. Allo stesso tempo, però, va negato, precisano i giudici, l’accesso agli atti di un secondo procedimento con cui l’INAIL non ha riconosciuto come infortunio o malattia professionale la morte di un altro lavoratore della stessa struttura. Ciò perché non è dimostrata la stretta indispensabilità di detti ulteriori documenti per consentire agli eredi del lavoratore deceduto la tutela di diritti di rango pari al diritto alla privacy. In definitiva, la tutela dei dati supersensibili può essere vinta solo quando risulti provato in concreto che la loro acquisizione e sia assolutamente necessaria al fine di tutelare un proprio diritto fondamentale, non essendo sufficiente il riferimento ad esigenze di difesa nell’ambito di un altro procedimento. (Sentenza 869 del 14 giugno 2022 del Tribunale amministrativo regionale della Puglia)